Un libro per essere attuale non deve essere necessariamente scritto da poco tempo. Anzi spesso il passare degli anni aiuta il libro stesso a mostrare sino in fondo la sua bruciante verità. È il caso delle Lettere luterane (Einaudi) di Pier Paolo Pasolini, pubblicato nel 1976, l’anno dopo la morte dell’autore, ma già progettato da Pasolini con questo titolo. Il testo è composto dagli articoli apparsi sul “Corriere della sera” e su “Il Mondo” nel corso del 1975, in cui Pasolini parla di argomenti molto diffusi nella pubblicistica di quegli anni, ma li fa entrare nel corpo vivo della vita quotidiana. L’autore legge nell’Italia che lo circonda un degrado, fisico, ambientale e morale, causato dalla furia consumistica che ha spazzato via il modo di vivere arcaico e patriarcale della società italiana, senza sostituire ad esso una nuova scala di valori, ma solo un edonismo disperato che abbrutisce il singolo e lo isola dalla comunità. Anzi egli vede nel decennio a cavallo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ‘70 una mutazione antropologica, che addirittura ha alterato i tratti somatici stessi degli italiani. Nel 1975 per Pasolini “l’Italia (…) è distrutta esattamente come l’Italia del 1945”. Ma chi sono i maggiori responsabili di questo degrado? Pasolini indica la televisione, la scuola, il Sessantotto, che hanno diffuso una violenza piccolo borghese, soprattutto tra i giovani, basandosi su modelli di “insolenza, disumanità, spietatezza” e in più hanno fatto sì che tutto questo fosse considerato normale. In ultimo denuncia la classe politica, che chiama il Potere e il Palazzo, che ha lasciato marcire il paese e ha consentito che prevalessero il sopruso, l’imbroglio, la distruzione del tessuto sociale della nazione e l’ha fatto per mero attaccamento alle poltrone e al denaro, senza che avesse un progetto, ma sfruttando, per il proprio tornaconto, di volta in volta le pressioni e le istanze della società. Per tali motivi Pasolini arriva a proporre un processo per tutti i notabili della Democrazia Cristiana.
Per dirla con Corrado Stajano “a rileggere oggi queste pagine si resta folgorati come da una profezia”. Il punto è che la profezia si è avverata, in peggio, perché il Potere ha metabolizzato anche i processi e sembra impossibile trovare quegli squarci di resistenza che Pasolini trovava, per esempio, in un certo sottoproletariato meridionale, romano e napoletano in particolare, come negli articoli della serie intitolata “Gennariello”, visto che Napoli è diventata il laboratorio più avanzato della deriva criminal-consumistica della società italiana, mentre nel resto d'Italia sono già morti e non lo sanno. Forse una prima cosa da fare è proprio rileggere questo libro, capire quanto nel profondo ci riguardi e ci parli.
1 commento:
Bella Francesco! Proprio adatto al video che si vede di fianco. Ti aspetto con nuovi articoli.
Enz
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