VII - L’azzurro cupo di questa stanza
I
compiti per le vacanze non finiranno mai, saranno
il
tarlo che incupisce i giorni del nostro altrove.
Riprenderemo
la divisione dal principio, ecco
siamo
al punto dove non c’è più resto,
ma
uno zero che fa saltare i conti, che rende
quest’unità
inseparabile. Oppure
già
con quel dolore negli occhi, in un gesto
che
raccoglie i capelli prima dell’amplesso,
o
il braccio che avvolge i seni mentre cerchi qualcosa
con
il tuo sorriso fisso, assorto, un piacere
che
è oltre questo mio stare sdraiato sotto
di
te, questo mio darmi da fare, oltre questo starti
dentro
già dimidiato, già troppo lontano.
Achille poi non raggiunse mai la
tartaruga…
e
ora colgo, in questa
frazione
di tempo irrisolto
il
profilo del tuo abbandono sul mio petto,
l’infinitesimo
spazio che lo separa
dal
mio respiro, ne traccio il percorso nell'aria
colgo
l’immobilità e il segreto palpito
il
lento respiro del cosmo, dell’ordine
nascosto
che ci studia, ci abita
che
ci percorre che ci fissa al nostro
giacere
che ci accende in ultimo
sussulto
e spegne le pupille, il vuoto
dei
nostri occhi.
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