martedì 17 gennaio 2012

Alla casa della Poesia di Milano. Il lungo respiro del verso, tre incontri sul poemetto italiano contemporaneo.








giovedì 16 febbraio 2012 21

Prima serata: Maurizio Cucchi e Franco Loi
serata a cura di Milo De Angelis
Ciclo di tre incontri sul poemetto italiano contemporaneo.

Introduzione di Milo De Angelis

Letture di Viviana Nicodemo



Testi della serata:

Maurizio Cucchi, Jeanne d'Arc

Franco Loi, L'Angel

martedì 13 marzo 2012 21
Seconda serata: Giancarlo Majorino e Roberto Mussapi
serata a cura di Milo De Angelis
Ciclo di tre incontri sul poemetto italiano contemporaneo.

Introduzione di Milo De Angelis

Letture di Viviana Nicodemo



Testi della serata:



Giancarlo Majorino, La capitale del nord

Roberto Mussapi, Antartide




martedì 17 aprile 2012 21
Terza serata: Michelangelo Coviello, Vincenzo Frungillo ed Elio Pagliarani
serata a cura di Milo De Angelis
Ciclo di tre incontri sul poemetto italiano contemporaneo.

Introduzione di Milo De Angelis

Letture di Viviana Nicodemo



Testi della serata:



Michelangelo Coviello, Casting

Vincenzo Frungillo, Ogni cinque bracciate

Elio Pagliarani, La ragazza Carla

mercoledì 11 gennaio 2012

Zamel di Franco Buffoni



“Di nuovo! Ti ricordo una felice  sintesi di Giovanni dall’Orto: “Omosessuali non si nasce né si diventa. Omosessuali si è”. È la risposta lucida, pragmatica, fenomenologica da replicarsi alle posizioni essenzialistiche e idealistiche. Perché nel momento in cui si chiede se si ‘nasce’ o si ‘diventa’ omosessuali (mancini) si sottintende che ci sia una ‘causa’: come per le patologie, per le malattie. Se si ‘è’, si smette di cercare ‘cause’ e ci si limita –al più- alla descrizione dei fenomeni.”  E potremmo aggiungere il descrivere fenomenologico come lasciar apparire la “cosa”, il fenomeno, per quel che è, al massimo cercando di interpretarlo nei rimandi che esso apre all’interno del mondo in cui si va ad inserire. Questo mi sembra il nucleo concettuale e la proposta teorica-pratica di Zamel – “frocio” in arabo- romanzo, epistolario, saggio, dialogo filosofico di Franco Buffoni, Edizioni Marcos y Marcos, 2009 - libro sorprendente nello stile, nella struttura e nel contenuto. È un testo che sembra parlare solo dell’omosessualità, dell’identità gay e della sua storia, con riferimenti letterari cospicui e straordinari, ma che in realtà affronta un questione che ne va al di là e che riguarda la radice dell’umano: il rapporto tra sessualità, desiderio e identità.
Romanzo del quale si conosce già il finale nel primo capitolo, in cui è narrato l’omicidio di Aldo da parte del suo amante tunisino. Questo inizio, però, non è estrinseco al nocciolo del testo ma funzionale ad esso, perché evidenzia che i dialoghi, l’epistolario, ciò di cui parlano Aldo ed Edo (che oltre ad essere i due personaggi sono l’uno l’alter ego dell’altro), non è oggetto di una conversazione solamente amichevole ma è un dialogo in cui ne va della vita e della morte, della possibilità di un’identità o l’alternativa invece di non essere riconosciuti, anzi, di essere cancellati non solo dal mondo esterno, ma dai propri sensi di colpa o di quelli di chi ci è vicino. Edo, protagonista ed “eroe” intellettuale del libro, tornato a Tunisi per i funerali di Aldo e il processo al suo assassino, ripercorre la loro conoscenza, l'amicizia, i dialoghi, le occasioni dei loro incontri avvenuti quattro mesi prima del delitto, a tal proposito, molto belle e significative sono le parti in cui Edo cerca di ricordare e di conoscere meglio l’amico attraverso gli oggetti e soprattutto i libri lasciati in casa. Il nucleo centrale del testo è un lungo flash back, in cui viene ripreso il rapporto tra Aldo, architetto cinquantenne che è andato a vivere in Tunisia alla ricerca di un paradiso terrestre per gay, anzi per froci, parola che il personaggio declina al femminile, quasi a sottolineare la propria condizione come uno sbaglio frutto della mancata identità femminile, ed Edo, scrittore in vacanza in Tunisia,  omosessuale, consapevole della propria identità e della storia a cui appartiene, ma soprattutto portatore di una prospettiva collettiva fatta di rivendicazioni, diritti e intelligenza (nel senso etimologico come capacita di leggere il reale e di coglierne gli aspetti che ne legano i vari ambiti) del desiderio. Ed è qui che va rintracciato il sottotesto di questo scritto. Sottotesto che consiste, appunto, in una filosofia del desiderio che, partendo da un punto di vista ben determinato, la cultura e l’identità omosessuale, implicitamente allarga il discorso alla condizione umana in rapporto all’eros e a ciò che si desidera. A ben vedere qui si contrappongono, o per meglio dire, dialogano, due idee del desiderio: quella di Aldo dove il desiderio è risolto, oserei dire ridotto, a funzione e bisogno da soddisfare, in cui la ricerca del paradiso terrestre, che non riuscendo a cancellare il senso di colpa per una condizione non accettata sino in fondo, si rovescia nell’inferno della coazione a ripetere, nello sfogo immediato delle pulsioni; e quella di  Edo dove il desiderio è visto come la condizione trascendentale dell’umano, l’apertura inesauribile entro cui il fenomeno umano si dà, che non può essere ridotto a mera pulsione da scaricare soltanto in sempre nuove avventure, ma deve essere coltivato e fruito con razionalità e consapevolezza. Una filosofia del desiderio appunto, che costruisca l’identità del singolo e della comunità, che poi, tale identità, può essere declinata in senso omo ed etero, se mai queste categorie abbiano un senso non strettamente “polemico” ma anche speculativo e, se lo hanno un senso, è perché esse stesse sono costruzioni storiche, come lo stesso concetto di “identità sessuale”, e come tali vanno analizzate. Da questo punto di vista è significativo il passaggio in cui Edo sottolinea la differenza tra l’approccio giudaico-cristiano e l’approccio greco-romano alla sessualità: “credo di poter affermare che – tra questi tabù che il cristianesimo, principalmente attraverso San Paolo, assorbe dall’ebraismo – vi è la prevalenza dell’oggetto rispetto alla pulsione. Mentre in ambito greco e romano ciò che contava era la pulsione erotica – e l’oggetto: uomo, donna o fanciullo aveva un’importanza relativa – in ambito giudaico – cristiano è l’oggetto della pulsione che giustifica l’eros, conferendogli senso all’interno di un ‘progetto’: la famiglia, i figli, il matrimonio indissolubile. Con conseguente primato assoluto dell’amore eterosessuale e monogamico.” Forse recuperare il senso greco-romano della  sessualità, che dà prevalenza alla pulsione rispetto all’oggetto, potrebbe permettere di riproporre determinate questioni etiche, psicologiche, sociali e giuridiche importanti, trattandole con una razionalità che non escluda ma che accolga il desiderio e non con la fobia del peccato, del conseguente senso di colpa e della rimozione psicologica ad esso legato, o con lo svuotamento nichilistico del desiderio nell’organizzazione tecnica del mondo odierno. In altre parole un compito fondamentale che l’uomo contemporaneo ha, e che la riduzione tecnologica-mercantile attuale della sessualità rende ancora più impellente, è di “capire che con i nostri desideri, attraverso i nostri desideri, si creano nuove forme di relazione, nuove forme d’amore, nuove forme di creazione. Il sesso non è una fatalità; è possibilità di una vita creativa” per dirla con Foucault, ossia che la sessualità, come luogo eminente e originario ma non esclusivo del desiderio, è la possibilità di attuare il tratto specifico dell’umano, cioè di vivere un’esistenza che non sia mera coazione a ripetere che si consuma nel consumare tutto (sesso, merci, informazioni, valori), ma che sia, invece, possibilità, apertura, intelligente e creativa.

Francesco Filia

venerdì 6 gennaio 2012

La Libellula. Rivista italianistica.


E' in rete il Terzo numero de La Libellula.
http://www.lalibellulaitalianistica.it
Questo il sommario:

Il mestiere perduto. Sul silenzio degli intellettuali e la rimozione storica dell’idea di cultura come valore politico-sociale

Barnaba Maj, L’estetica del Moderno. Pier Paolo Pasolini e la ‘grande trasformazione’ dell’Italia (pp. 3-13)

Ilaria de Seta, Borgese rivalutato da Sciascia. Un’ideale autobiografia nazionale (pp. 14-22)

Giancarlo Alfano, Fare cose con i testi (pp. 23-33)

Erminia Passannanti, La dissidenza poetica di Franco Fortini: una dialettica di forza e debolezza (pp. 34-41)

Paolo Febbraro, Dentro il mondo e fuori dalla realtà (pp. 42-47)

Renato Ventura, Gli intellettuali nell’Italia berlusconiana. Apocalittici o Integrati? (pp. 48-56)

Laura Ingallinella, «E che sarà del mio corpo?» Tabucchi e le implicazioni ideologiche del discorso sulla corporeità nel Racconto dell’uomo di carta (pp. 57-68)

Francesco Muzzioli, Tendenza Bertolt (pp. 69-96)

La Libellula Narrativa
Vincenzo Frungillo, da Il genio degli avanzi (pp. 97-103)

La Libellula Poesia
Vincenzo Bagnoli, da Poems to learn & sing (pp. 104-108)
Jonida Prifti, Dieci anni di campeggio a larga vista, dopo l’eclisse (pp. 108-112)
Piero Ristagno, da Pesi e misure (pp. 112-114)
La Libellula Cinema (a cura di Antonio Carlo Vitti)
Antonio Vitti, Incontro con Carlo Lizzani (pp. 115-121)
La Libellula Traduzioni
Henri Meschonnic À contretemps, da Hugo, la poésie contre le maintien de l’ordre (traduzione italiana di Emanuela Nanni) (pp. 122-127)
James Armstrong, da Monument in a Summer Hat (traduzione italiana di Mario Inglese) (pp. 127-132)
Arundhathi Subramaniam, Black Oestrus, Leapfrog, Lover Tongue, Swimming, Rutting (traduzione italiana di Serena Todesco) (pp. 132-142)
Il Diario del Traduttore (a cura di Marco Sonzogni)
Here and not somewhere else: The poetry of Pietro De Marchi (traduzione inglese di Marco Sonzogni) (pp. 143-149)
Rovena Troqe, La questione dell’espressività in traduttologia (pp. 150-166)

La Libellula Recensioni (a cura di Michelangelo Fino)