mercoledì 14 ottobre 2009

Il fatto quotidiano

Molti sanno, tutti sanno, ciò che diceva Nietzsche: "no i fatti proprio no, non esistono; esistono solo interpretazioni" (cit. a memoria). Di questa splendida frase se ne è persa traccia. La si legge come slogan usurato del pensiero debole anni '80. Oggi tutti tornano alla solidità irremovibile del fatto. Ecco allora che tutti rincorrono la fonte; la verità ultima diventa a portata del quotidiano e della cronaca. Le tv pubbliche e private ci presentano giornalisti che ci dicono la loro, lo stesso succede sulle riviste e sui quotidiani. Tutto è ridotto all'uno contro tutti; io vi dico come stanno le cose. IL fatto ecco il fatto. Adesso vi do la mia sulla storia. Il fatto ecco il fatto, il fatto ecco il fatto e stranamente in men che non si dica, come in una caccia magica, si ripiomba nel dominio dell'interpretazione. Ricordate il mito di Dafne?
Forse è la verità che si cita a sproposito, forse la classe dei gazzettieri dovrebbe (per dirla con Leopardi) smettere di gestire il quotidiano. Si parla di casacche, di guerre tra giornalisti informati sui fatti. Se è vero che il potere per essere tale ha bisogno di cortigiani, è anche vero che il contropotere non è da meno. Se sei poco allineato alla loro interpretazione del fatto allora sei un cortigiano; se non sei allineato con la visione del potere allora sei un dissimulatore. Si è alla guerra civile ....ma così sarebbe poca cosa, si è alla lotta di tutti contro tutti, della necessaria lotta di tutti contro tutti, perché mancando la verità estrema è necessario schierarsi con una parte dei bene informati sui fatti. Tutti allora si corre verso il centro, si abbandona la periferia luminoso di un pensiero altro.
Io sto coi panda. Altro slogan dimenticato.

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La specie in estinzione è quella di poche parole, quella della parole necessarie. O anche quella delle azioni funzionali al bene. Si ricordava qualche giorno fa il caso della France telecom e dei (credo) più di trenta suicidi. Alcuni impiegati licenziati hanno deciso di farla finita, hanno lasciato una lettera prima del suicidio. Hanno intestato la lettera che chiude un'esistenza (altra parola rimossa dalla cronaca) come se fosse una lettera commerciale: ossia

All'attenzione di .....

Nessuna preghiera: l'attenzione non era rivolta né a dio né a satana.

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Il giornalista che ha commentato la notizia ha dato la colpa alla cattiva gestione dell'azienda. Il suicidio è colpa dell'azienda. La vita dell'impiegato è finita per colpa dell'azienda. Il giornalista ha dato la sua lettura. E' un fatto.

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Le sue parole aiuteranno l'impiegato a creare altre parole? Cosa resta? la crisi è solo cosa economica? La parola economico significa amministrazione. La vita è tutta nella sfera dell'amministrazione aziendale. Cosa resta?
Un po' di luce oltre la nostra misera sfera.

sabato 3 ottobre 2009

Crollato il ponte di Messina


Mentre a Messina la terra ancora franava, Silvio Berlusconi era al castello sforzesco di Milano per presiedere l'anteprima della fiction Rai su Barbarossa. Un chiaro omaggio alla Lega Lombarda. Al nord si organizzano revisioni mirate della storia e al sud crollava il palcoscenico della politica. Ancora un volta la realtà del nostro Paese ha superato la fantasia.Una sintesi perfetta della divisione tra nord e sud Italia. Altro che ponte di Messina!

E' così: il cinema si trasforma in fotoromanzo, addomesticando la storia per le signore in pausa-lavoro dal parrucchiere (vedi Il grande sogno, Baaria, Prima linea), con attori bellocci e inespressivi perché coltivati nel sottovuoto dell'assenso, e sceneggiatori funamboli del consenso; mentre la realtà si fa emblema, traccia incisa sulla carne dei feriti.
Dedico queste poche righe , "no ai morti, ma, da ferito a morte, ai feriti di questa orribile strage". Per citare il Carmelo Bene nazionale.