domenica 1 giugno 2008

Gangster story. L'ultimo dei bravi ragazzi


La gangster story non è morta continua a vivere con i suoi pregi e i suoi difetti. Ne è testimone L’ultimo dei bravi ragazzi (Newton Compton, traduzione di Eleonara Bosi e Roberto Galofaro) primo romanzo di John Carbone, autore nato negli Stati Uniti, ma che vive e lavora in Europa. L’ultimo dei bravi ragazzi è un romanzo di mafia, raccontato in prima persona, come nella migliore tradizione del noir americano, basta solo ricordare i libri di Jim Thompson agghiaccianti apologhi di menti criminali che raccontano in soggettiva la loro follia omicida. Il protagonista e io narrante è Marco Bolzani, giovane di Brooklyn, che, dopo l’ennesima lite con il padre, scappa da casa e va per strada, qui sente il richiamo affascinante del crimine, dei soldi facili e del loro potere. Insieme ad altri sei amici dà vita ad una gang dedita allo spaccio di marijuana. Sono gli anni Settanta e anche la criminalità sta cambiando perché il commercio di sostanze stupefacenti si ingrandisce, sul mercato ora c’è la cocaina e il primo che se ne assicurerà lo smercio diventerà ricco e potente al di là di ogni immaginazione. I sette bravi ragazzi, quattro italiani e tre irlandesi, entrano in affari con lo zio Tony, mafioso senza scrupoli che li renderà ricchi ma che li porterà al punto di non ritorno, quando la lotta per il potere, la concorrenza spietata degli altri spacciatori, le forze oscure che si muovono dietro le quinte romperanno definitivamente gli equilibri interni alla banda. In questa storia sono presenti tutti gli ingredienti classici del genere: gioventù segnata dalla vita in strada, il patto d’amicizia e lealtà dei membri della banda, la scalata al successo criminale e la inevitabile rovina, accompagnata da omicidi, tradimenti, il tutto condito da un linguaggio asciutto, scarno, non esente però da una certa stereotipia di lessico e di immagini.
Perché leggiamo ancora queste storie? Perché, pur sapendo che ripetono trame e situazioni già note, continuano ad affascinarci? Forse perché la gangster story è l’unico genere letterario che concentra tutti insieme i temi della violenza, dell’amore, dell’amicizia, dell’ambizione, del tradimento, della nemesi e del riscatto, del destino, che può avere la forma di una pallottola alle spalle o di un incontro sbagliato; in poche parole quei temi che fondano la vita e la morte di ogni uomo, che, codificati dai tragici greci, percorrono come un fiume carsico la storia della letteratura occidentale e che in un’epoca di povertà culturale e letteraria riemergono nel romanzo di genere. In attesa di tempi migliori può bastare? Chi può dirlo!


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