lunedì 28 ottobre 2013

30. Manuale di sopravvivenza

Frattanto, sulla scena in cui, mitra alla mano, i pig distruggono i feticci del morbo, identificati nei vivai dove tristissimi molluschi sintetizzano nel proprio organismo tutti i veleni sgorgati dalle fogne in cui spurga, nel "golfo più bello del mondo", la composizione organica del capitale, «una cinquantina di donne con bambini in braccio, guidate dalle zi'Maesta, le capopolo del Pallonetto, sono salite sulle barche dei pescatori di Borgo Marinaro e hanno raggiunto i militi, lasciati per l'inchiesta giudiziaria. Gridando: "I nostri bambini hanno sempre mangiato le cozze e sono belli e sani", le donne hanno aperto i frutti di mare e li hanno dati da masticare alle "creature". Un motoscafo della capitaneria ha allontanato le incoscienti dimostranti» ("Corriere della sera", 8-9-73, a firma Leonardo Vergati). Al di là della devozione "sottoproletaria" alla fatalità, queste madri dell'ira estremizzano in un unico gesto la loro coerenza di nutrici mortifere e la consapevolezza di essere loro stesse mediatrici e figlie di quella morte che veniva a specchiarsi nel golfo dal fondo dei secoli. L'eucarestia impartita da queste donne ai loro bambini era davvero un vaccino scaturito da un'antica gnosi. Non si esorcizza la morte prodotta dall'alambicco sociale con risibile demonizzazione di un mollusco: la si sfida attraversandola, ponendo in gioco innanzitutto, e con rabbia della vera cognizione, il sussistere stesso della propria presenza, totalmente assunta perché sia possibile totalmente rischiarne la conquista al di là della prova. (Giorgio Casarano)

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