venerdì 2 maggio 2008

Fino alla feccia. Napoli assediata e l'Asse Mediano.


Di Napoli hanno parlato in tanti, forse in troppi, sicuramente non sempre a proposito e con cognizione di causa. Si è sempre oscillato tra la negazione della specificità dei suoi problemi, accampando la scusa che tutte le grandi metropoli hanno le stesse questioni irrisolte e l’esaltazione dell’unicità di Napoli anche negli aspetti più negativi. In pochi hanno compreso che Napoli è un laboratorio, dove si sta sperimentando il futuro dell’Italia, in negativo sicuramente, ma anche in positivo, perché questa città, il grado zero a cui è giunta, è la palestra migliore per verificare nuove proposte, civili, artistiche, di vita comune. Da questo presupposto sembrano partire gli autori di Napoli assediata.
Napoli assediata è un progetto estetico che è nato dagli allestimenti dell’ensemble artistica degli Underworld. Il libro che è scaturito da quest’idea, edito da Tullio Pironti, storico editore napoletano, curato da Giuseppe Montesano e Vincenzo Trione, il primo scrittore, il secondo critico d’arte, è una raccolta di racconti, reportage, immagini e foto che hanno come soggetto l’Asse Mediano, lunga arteria stradale che attraversa l’infinita periferia napoletana, e che, proprio per la sua invasività sul territorio, sembra essere la metafora migliore per dire lo stato attuale di Napoli e della sua provincia, ma anche per rilevare la condizione di chi osserva una realtà che è andata così oltre ogni immaginazione, che ha bisogno di nuove categorie estetiche e di pensiero per essere compresa. Infatti tutti i testi presenti in questo libro, a partire da quelli dei due curatori fino ad arrivare a quelli di Roberto Saviano, Tiziano Scarpa, Peppe Lanzetta, Maurizio Bracci, Cherubino Gambardella, Anna Giannetti, Antonio Scurati, Piero Sorrentino, partono dallo sconcerto che suscita un universo così degradato nell’occhio dell’osservatore e che costringe quest’ultimo ad uno sforzo percettivo e di comprensione, per non cadere nella semplice e scontata denuncia, ma per cogliere l’occasione di tanto orrore per ridefinire le proprie categorie di pensiero e tentare una proposta, allo stesso tempo, poetica e politica. Certo non tutti i contributi sono tali da lasciare il segno o da aprire una nuova prospettiva, ma comunque cercano in qualche modo di dare una risposta, non sempre convincente, ma, tranne qualche eccezione, il più delle volte sincera, per quanto può esserlo la letteratura. L’importanza di questo progetto però è soprattutto nel chiarire una volta per tutte che Napoli è al punto in cui è, perché è assediata da dentro, dal marcio che cresce al suo interno, che ha mille volti e mille figure che non possono essere ridotte solo al malaffare politico e criminale, ma che vanno ricondotte alla totale disintegrazione di una qualsivoglia idea di vita in comune, che non sia quella regolata dalla brutale sopraffazione. E forse la migliore proposta che emerge dai vari testi raccolti è quella di percorrere fino in fondo l’Asse Mediano, fino al termine della notte che esso incarna per scoprire, per dirla con Montesano, che “l’uscita dal circolo vizioso dell’Asse Mediano Occidentale è possibile solo se lo percorri fino alla feccia, allo stremo, alla fine, là dove tutto comincia a capovolgersi in un disegno che non avevi nemmeno immaginato”.

5 commenti:

Frungillo ha detto...

Caro Francesco, di questo e di altro ne abbiamo parlato per anni prima che tutto degenerasse...non dico che abbiamo parlato della Napoli disastrata, questo lo si fa da secoli, noi abbiamo ragionato dell'apocalisse come possibile svolta. L'apocalisse non è da venire. Questo è chiaro anche in Giovanni. L'apocalisse è alle nostre spalle. Ma solo per questo chi ha visto la fine in modo radicale aspetta, gioco forza, la rinascita. Poco capisco, però, come questa visione possa essere chiara a scrittori che sono di passaggio a napoli. Il riferimento non è casuale. io non ho letto il libro, odio i localismi letterari, ma non capisco la presenza di Scarpa...! Non dico che uno per scrivere di Napoli debba essere napoletano ma proprio stando a quanto scrive Montesano, non capisco la presenza di uno Scurati (napoletano trapiantato al nord da molti anni) e di Scarpa (che deve scrivere libri dialettali del sud inventando una nuova lingua, mah!?)
Spero che su napoli si inizii a ragionare senza poeticismi e senza colonialismo culturali, spero che prima o poi anche gli autori napoletani abbiano i mezzi per dire la loro senza dover aspettare messaggi calati dall'alto o dover intraprendere la via del silenzio. Inotre, per mantenere una coerenza d'interventi sull'argomento, mi auguro che a napoli le occasioni editoriali siano sempre più varie, rischiose ed autonome sia dai megastore salottieri che dai gruppi accademici.
Tu che ha i letto il libro mi confermi le perplessità? Che mi dici dei due nomi che cito?

Filίa ha detto...

Insieme a lanzetta sono quelli che hanno suscitato le mie perplessità. ma a me non interessavano i singoli interventi, come spero si sia capito dal post, ma la resa del progetto, cioè la percezione che Napoli non è al punto di non ritorno, ma è il punto di non ritorno e questo in più lo si capisce e più c'è la possibilità di rifondare qualcosa, fosse anche solo l'apocalisse e non questo piagnisteo con cui finisce il mondo, per parafrasare Eliot. Poi il resto è letteratura, ossia merda.

Anonimo ha detto...

Trovo difficile comprendere cosa voglia dire "essere napoletano", anche perché c'è una sorta di fusione tra l'esser napoletano e lo "stare" a Napoli. Io ad esempio sono un napoletano che non vive (più) a Napoli, il che mi fa sentire come se portassi una dote o, allo stesso modo, un peso.

(Mi trovo d'accordo con Vincenzo, aggiungo solo, conoscendo bene Antonio Scurati, che è sì nato a Napoli ma è veneto, è cresciuto e ha vissuto a Venezia, prima di passare a Milano).

Anonimo ha detto...

Un po' di tempo fa, cari Francesco ed Enzo, con Franco (Boschi)volevamo curare un'antologia sul 'dissenso civile' a Napoli. Avevamo coinvolto nomi importanti del panorama partenopeo e non solo: Rais, James Senese, i Bunghete Banghete... Poi, però, come al solito, qualcosa è andato storto. L'editor della casa editrice disse senza mezzi termini che il libro faceva schifo... Dunque sono contento che qualcuno sia riuscito laddove noi avevamo fallito.

Frungillo ha detto...

Caro Michele,
adesso ci sono nuove risorse a napoli...c'è il teatro, c'è la letteraturta popolare, c'è la musica neomelodica, c'è di nuovo piedigrotta, insomma siamo proiettati nel futuro. Ma oltre a queste cose non sempre apprezate c'è una vera sacca di resistenza, ci sono i dipartimenti universitari (resistenza morale e esempio etico contro il degrado), c'è la letteratura di ricerca e tanto altro. Poi ci siete voi e la squadra, immagini dialettiche di una sola mamma.
Quanto vorrei venire in terrazza. M'inviti?